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Sentiero a Rutali - Trà aghje è Pagliaghji
Trà aghje è Pagliaghji è un percorso escursionistico che ci riporta al passato agro-pastorale del villaggio di Rutali attraverso i pagliaghji e le aie, tutti restaurati dall'associazione culturale Opera di Rutali.
Dall'agricoltura alla pastorizia
Il sentiero inizia a Rutali, nella parte alta del paese, al punto di partenza della bellissima sorgente I Pantani. È un percorso accessibile con pochi dislivelli che attraversa la montagna sulle alture di Rutali, perfetto per una gita in famiglia. Circondati da macchia e corbezzoli, ma anche da querce e qualche castagno, ci si ritrova presto isolati nella natura selvaggia a 600 metri di altitudine, con il mare a est o a ovest a seconda del punto di vista, visto che siamo di fronte alla base di Capo Corso.
Con l'associazione Opera di Rutali
Trà aghje è pagliaghji - attraverso, o tra, le aie e le balle di paglia - è il nome dato a questo sentiero, tracciato e curato dall'associazione Opera di Rutali. L'associazione si è occupata anche del restauro di alcuni pagliaghji e delle croci di legno e ha realizzato alcuni pannelli che spiegano il passato della zona.
Pavimenti per la trebbiatura
Le aie con anelli di pietra erano il luogo in cui il grano veniva separato dalle spighe battendole a terra con i flagelli o schiacciandole con una grande macina , il tribbiu, prima di essere vagliato per eliminare le impurità. Il fatto che ne siano stati ritrovati 7 testimonia l'intensa attività agricola del passato, con i raccolti venduti al mercato di Bastia.
In questa scia, ormai invasa da rovi e sterpaglie, si possono scorgere quelli che un tempo erano campi di grano e fagioli. Poco più avanti si trovano i resti di una rete di irrigazione scavata nella terra e isolata da pietre, che portava l'acqua alle colture.
Sono tutti segni di un'attività agricola di lunga durata che ha cominciato a spegnersi dopo la prima guerra mondiale per poi scomparire definitivamente negli anni Cinquanta, lasciando il posto a un'attività pastorale favorita dall'insediamento dei caseifici del Roquefort.
Circa un centinaio di pagliaghji
Sono molti - più di un centinaio quelli elencati dall'associazione - e hanno abbandonato l'agricoltura per dedicarsi all'allevamento. Secondo le testimonianze raccolte dall'associazione, un tempo il sito ospitava tra i 5 e i 10.000 capi di bestiame, capre e pecore.
Etimologicamente, i pagliaghji venivano utilizzati come magazzini per la paglia e i raccolti, e assumevano altre funzioni a seconda delle necessità, in particolare come ricoveri per persone e animali. Esistono infatti pagliaghji con uno spazio chiuso delimitato da un muro di pietra per il ricovero degli animali (A Chjostra) o per la mungitura.
Su un pannello, l'associazione spiega le fasi di realizzazione di un pagliaghju, compresa la tecnica del coronamento.
Cimitero di goumiers marocchini
Alla fine del percorso, a nord di Rutali, si trova un piccolo cimitero che contiene le tombe di sei scaramantici marocchini morti in battaglia il 28 e il 30 settembre 1943 durante la Seconda guerra mondiale, combattendo contro gli occupanti tedeschi la cui posizione era sottostante.
La loro storia è descritta in dettaglio nella ricerca condotta dall'associazione Opera di Rutali, che rende omaggio alla loro memoria iscrivendo i loro nomi.